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Questa silloge poetica è scritta come una specie di racconto autobiografico dell'infanzia dell'autrice, trascorsa in parte (tutte le estati e anche oltre) a Finale Ligure, in provincia di Savona. L'infanzia, la nostalgia, ma anche la speranza nella vita che si rinnova sempre, nonostante tutto, sono i "muretti" su cui poggia questa raccolta poetica. Un intreccio tra memoria personale e memoria del mondo trasfigura in una "visione cosmica", evocata per capire meglio il presente sempre più confuso, ma anche per porsi le domande giuste nell'ottica di costruire un futuro più umano, più giusto, più rispettoso dell'ambiente che ci salvi dall'autodistruzione.