Tab Article
Ut pictura poe?sis: si potrebbe partire dalla celebre formula oraziana per inquadrare questa nuova, elegante raccolta di Mauro De Maria, autore appartato e riflessivo che ha al suo attivo tre libri poetici di indubbio spessore. Affidati al «lago del cuore» ci lasciamo trasportare dai suoi componimenti ariosi e, al contempo, strutturati entro lo scheletro di forme chiuse (cinquantasei tersicoree, tre sonetti, una strofa in sesta rima) che documentano un lavoro artigianale rigoroso che tuttavia non rinnega il senso di perenne stupore, di meraviglia che traspare da questi versi. È un dettato che nasce spontaneamente dalle ceneri di un vissuto abbarbicato, come manine d'edera a un capitello corinzio, a modelli figurativi di prim'ordine: Paolo Uccello che, secondo la lezione del Vasari, concentrato com'è nell'elaborazione di un disegno, non ottempera agli inviti provocanti della moglie, o l'amata confusa con gli angeli del Parmigianino, dal collo allungato come una modella di Modigliani. È come se De Maria proseguisse nella stesura di un canzoniere amoroso senza fine, con echi montaliani che si riverberano da una raccolta all'altra, affidandosi a una pronuncia delicata e tesa, imperniata intorno a una realtà composita, sublimata da suggestioni cólte, atte a rivendicare la loro necessità. Si tratta di poesie che, nella loro inesausta ricerca di perfezione formale, si incidono in testa con la precisione con cui si stagliano le elitre filiformi di un coleottero nella collezione di un entomologo. (P.D.P.)