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Il saggio ricostruisce il contributo delle abbazie e dei monaci benedettini al riscatto dei campi dalla palude e dalle selve, alla trasformazione agraria delle terre, all'organizzazione delle corti rurali, alla fondazione e/o rifondazione di nuovi borghi. Nel delineare l'apporto dei monaci alla storia della bonifica idraulica e agraria del Paese e al riordino del suo tessuto territoriale e paesaggistico dopo le devastazioni barbariche, il libro, partendo dall'esperienza di San Benedetto, evidenzia, in particolare: il ruolo delle abbazie benedettine nel corso del medioevo, sotto il profilo dell'organizzazione territoriale e patrimoniale; l'operosità di taluni abati e cellerari, modelli di laboriosità nella cura dei fondi e nella gestione delle corti; la funzione e il contenuto dei patti agrari (precarie, livelli, enfiteusi, pastinati). L'esperienza bonificatoria benedettina viene recuperata attraverso l'analisi di antiche cronache abbaziali, di cartulari e di codici diplomatici relativi, ai maggiori complessi monastici, quali quello di Santa Giustina, di Pomposa, di Nonantola, di San Benedetto Po, di Montecassino, di Farfa, di San Vincenzo al Volturno, di Cava de' Tirreni.