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La storia di Beatrice Cenci, aristocratica romana decapitata a Roma l'11 settembre 1599 con l'accusa di essere la mandante dell'omicidio del padre, è così celebre che tutti pensiamo di conoscerla, almeno un po'. Invece le zone d'ombra sono tuttora numerose. Quel che è certo è che la voce di Beatrice è sopravvissuta nei documenti conservati negli archivi romani. In particolare, presso l'Archivio di Stato di Roma è conservato un manoscritto di 348 fogli, contenente scritti in latino e in volgare, agevolmente leggibile e fitto di richiami a fonti più antiche. Il volume si intitola "Atti dell'intiero processo di parricidio contro la famiglia Cenci" ed è databile al secondo quarto del XIX secolo. A preservare questa memoria relativa fu l'avvocato Agostino Stramazzi, che ne salvò il contenuto facendone almeno una copia prima del 1849. Da tale manoscritto, qui trascritto per la prima volta integralmente emerge una preziosa ricostruzione della vicenda processuale, cadenzata dalla cronaca degli undici di mesi del procedimento giudiziario attraverso le deposizioni degli imputati e dei vari testimoni.