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Dopo "Vagazioni" e "Corpo bifronte", Salvatore Rondello ci regala questo testo poetico, che è stato concepito nella forma letteraria dell'acrostico. L'idea che vi soggiace è quella di un tesoro nascosto, custodito nello scrigno del componimento, la cui chiave segreta sta nelle iniziali di ogni verso. In origine tale pratica aveva funzioni probabilmente magiche, ma finì pian piano per assumere connotazioni ludiche. L'uso che ne fa Rondello è di tipo mnemonico, quasi a voler fissare un monito in sigle facilmente memorizzabili. Si tratta perlopiù di manifesti e di appelli che invitano ad una visione etica e sana della vita, con occhi puntati all'humanitas che ci vive dentro, ma che tendiamo purtroppo, da sempre, a far cadere in oblio.