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"L'autrice sembra essere passata attraverso assai meditate sedimentazioni, anche quando si ha l'impressione che la chiarezza espressiva, la limpidezza delle immagini, le parole apparentemente non ricercate, siano solo il frutto di una spontanea rappresentazione di emozioni, che in verità hanno già lasciato un solco nel profondo. Il loro riaffiorare, il loro venire alla luce, appare allora come un fatto naturale, che si manifesta in uno stilizzato racconto per epifanie, per piccole illuminazioni, con parole essenziali, verrebbe da dire ungarettianamente disposte, fino a disegnare il filo di una sotterranea corrente, d'acqua e di fuoco, alimentata dal crogiuolo dell'inconscio, che prima di zampillare, ha già rielaborato, bruciato le scorie di un intenso vissuto, o di un intenso sognato, fatto di esperienze belle o dolorose, che concorrono a formare il piccolo o grande universo, misterioso e segreto, che ci abita dentro". (Dalla prefazione di Dante Marianacci)