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Avari come il mare ossia aperti, potenti, proteiformi ma proprio per questo separati, distanti, chiusi in un'alterità irrimediabile che sovente, per non mostrarsi fragile, muta in impotente alterigia. Con questo iperbolico verso rimbaudiano, Santi Cicardo dà il titolo alla sua prima silloge e segna il carattere doppio dei suoi versi. Poesie che stanno in un disequilibrio trattenuto tra estasi e noia, contrazioni di immagini e geminazione di parole, spostamenti di significati e forzature del reale, confusione di potere, lingua e sacralità. Una meditazione sulla morte spesso travestita nei versi colla maschera dell'amore e i coturni delle passioni consuete. In ultimo, una preghiera accorata e dissacrante sull'esistenza, ma presa di sguincio, accostata con cautela, quasi di soppiatto nel suo farsi e disfarsi giornaliero, così: "quasi per caso, come per caso la vita viene e va".