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«"Senza grammatica" è un libro apparentemente inattuale, che si allontana dal polo della mistificazione per abbracciare l'estremo opposto, cercando di fare, citando Saba, «poesia onesta». Non è un caso che torni la parola di stampo stilnovistico "cuore"; né che il verso più frequente sia l'endecasillabo. Eppure, nel tentativo di dialogare - onestamente - con la propria interiorità e con la tradizione, si scorge la consapevolezza dello smarrimento dell'io lirico. L'autenticità di quest'opera si intuisce dallo sforzo dell'autrice di posizionarsi tra un passato normato e un presente che abbatte e supera ogni possibilità di definizione. Così, chi scrive (come chi legge) rimane senza punti di riferimento, senza grammatica per l'appunto.»