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In un'Italia in bilico tra passato contadino e futuro genericamente new global, che troppe volte dietro una maschera della nazione aperta e solidale nasconde invece un volto di intolleranza e di provincialismo, si svolge la storia di Selim, un giovane tunisino venuto in Italia con molte speranze. Sposato con Maryam si stabilisce a Secondigliano, Napoli, dove il padre lavora da anni come venditore ambulante. Dopo varie traversie che lo costringeranno a trasferirsi in Calabria, prima a Lamezia Terme, poi in un paesino della provincia di Cosenza, sembra aver trovato il luogo giusto per realizzare i suoi sogni, ma in questa Italia di promesse e di illusioni televisive la sola immagine che sembra corrispondergli è quella di estracomunitario. Tuttavia il giovane, attraverso il suo lavoro (ha un piccolo negozio di abbigliamento in un quartiere periferico della cittadina) e il desiderio mai spento di integrazione, negli anni riesce a crearsi uno spazio di interlocuzione positiva con l'ambiente di ricezione. Una storia che si intreccia a tante altre storie in cui si evidenziano con sofferta partecipazione i disagi e le miserie, la violenza e insieme i grandi gesti d'amore di un'umanità divisa tra memoria nostalgica del passato e adattamento a un presente per molti versi ostile e doloroso. Romanzo di una attualità sconvolgente, capace di dare un senso a questi tempi di disorientamento e follia con la qualità visionaria della grande letteratura. In un certo senso Iaquinta è riuscito a fare la stessa operazione dei grandi narratori del passato: raccontare l'universale della Storia attraverso il particolare dei destini individuali, riportare ciò che è frammentario e provvisorio, l'esperienza del singolo, alla compiuta totalità dell'umano.