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Di fronte a una storia che anziché far fiorire la reciprocità tra maschile e femminile ha generato spesso squilibri e ingiustizie a scapito in primo luogo della donna, Klaus Hemmerle averte la necessità di recuperare in proposito uno sguardo clarificato: "Nella creazione dell'uomo sono poste le basi della relazione reciproca dell'uomo e della donna e della loro apertura a una nuova generazione come la sintesi di quella immagine 'orizzontale' della Trinità cui la creazione nella sua totalità è chiamata". L'uomo e la donna, infatti, sono insieme attori dell'unico mondo e se il maschile si esprime nel "farsi mondo dell'essere umano", il femminile si fa riconoscibile nell'"umanizzarsi di tale mondo". Dalla ripresa del pensiero di Hemmerle si apre un cammino a più voci che, a partire dal contesto filosofico-teologico del Novecento, offre in queste pagine una particolare attenzione ad alcune figure-chiave che hanno dato un contributo ancora attuale: da Edith Stein a Karol Wojtyla, da Pavel Florenskij a Maurice Merleau-Ponty. Non manca una prospettiva di sapore mistico proveniente dll'esperienza di Chiara Lubich, ispiratrice tra l'altro dello stesso Hemmerle. Chiude un affondo sui tratti specifici dell'antropologia hemmerliana in relazione con i suoi risvolti ontologici, sociali, politici, etici e psicologici, ad esempio in confronto con Viktor Frankl.