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In un passaggio epocale per la storia della Chiesa, il presbiterato sfugge ad analisi facili e scontate. Oscillando tra tradizione e innovamento, immerso in una società secolarizzata, appare evidente che se il presbitero non resta innestato in Cristo - origine, fonte, guida del suo stesso esistere - e alla Chiesa in missione, la sua vocazione gli apparirà sempre più assurda, banale, solitaria. La riflessione teologico-fenomenologica condotta in queste pagine rilegge e ripensa la vocazione del presbitero alla sequela, a partire da un contesto comunionale: solo nella dimensione ecclesiale infatti la missione del prete - il suo essere al servizio dell'Altro, degli altri - può esprimere appieno il suo profondo significato.