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«Era l'inizio dell'estate del 1998 quando Gianmarco, al culmine della classica crisi coniugale del settimo anno tra i suoi genitori, avendo sicuramente percepito tutto, disse a soli 5 anni di età: "Papà, mamma, ma si può essere malati di niente? Perché io ho dolore, le lacrime agli occhi, ma non mi sono fatto male da nessuna parte del corpo". Passò un attimo ed io replicai: "Figlio mio, un giorno il tuo Papà scriverà un libro che si chiamerà (Am)malati di niente". E così fu...». Sono vizi, storture, caratteristiche, difetti, comportamenti, tendenze, ossessioni, a volte vere e proprie piaghe che affliggono la nostra società e che prima o poi ognuno di noi è destinato a incrociare nel proprio cammino. L'autore, partendo dallo spunto fornito dal figlio, le battezza come "malattie del niente" e ne offre un'ampia casistica in questo "saggio-romanzato", che, partendo dalla sua esperienza personale, mette in luce gli insegnamenti più importanti che ognuno può trarre anche dalle esperienze più difficili, e per questo immagina di poter essere egli stesso un faro per chi cerca, nei suoi prossimi dintorni, il riferimento ad una navigazione sicura.