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Una nuova e semplice relazione matematica, tra Massa Spazio e Tempo, ha permesso di svelare quanto la Costante di Gravitazione Universale "G" ha gelosamente custodito per più di 330 anni. La struttura interna di G mostra i suoi componenti e ne chiarisce il ruolo, mentre il suo nuovo valore numerico, indicato dalla Natura, suggerisce di ricorrere a esso per rideterminare e ridefinire il "Kilogrammo Campione" e di rivedere poi i loro derivati. G non è Costante e tanto meno Universale: non è Costante perché il periodo di rotazione può variare a causa di perturbazioni; non è Universale, sia perché ogni corpo celeste ha il proprio, sia perché ha valore soltanto nel sistema planetario d'origine, dove invece è il prodotto GM a essere sempre lo stesso. L'intensità del campo gravitazionale è proporzionale non solo alla massa (quantità di materia e sua densità), ma soprattutto alla sua velocità di rotazione che lo rende più intenso sul piano equatoriale, riducendolo procedendo verso i poli. La sua distribuzione anisotropa può spiegare l'ellitticità delle orbite e le velocità orbitali più alte alla periferia delle galassie rispetto a quelle che paiono più interne. L'avanzamento del Perielio dell'orbita di Mercurio non dipende dalle perturbazioni degli altri pianeti ma semplicemente dalla differenza delle velocità orbitali, massima al Perielio e minima all'Afelio.