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«La raccolta di Gianmarco Binda ricorda un diario di pensieri scritto in uno stato di dormiveglia, in quella fase in cui il nostro animo e il nostro sentire sono ancora ammantati dai veli di quel mondo onirico-immaginativo che ci accarezza, ci consola, ci protegge e - in fondo - ci fa sentire umani... e amati. È quella dimensione in cui possiamo lasciare libere le parole che sentiamo nell'animo, e che spesso "racchiudiamo" - se non addirittura "imprigioniamo" - in una teca di prudenza e paura, lontana dallo sguardo del tempo che temiamo possa non capire.»