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"Ripenso a cosa ho vissuto e a cosa ho fatto, all'amore se c'è stato, qualche volta, fatto bene, fatto male, fatto di brutto, amici, momenti, musica, sogni, parole che suonano bene e cosa può cambiare non so proprio. Sono uno che scrive della roba. La cui utilità rimane dubbia, magari sì o magari no...". Max ha cinquant'anni, una figlia con cui parla una lingua sconosciuta, da lui inventata, una ex compagna con cui non parla, un padre e una madre con cui parlare è una scialba abitudine, cadenzata da parole sempre uguali. Si direbbe che Max parla poco, tuttavia scrive e quello che ha da gridare finisce qui, in queste pagine dense di pensieri. Una vita segnata dalla malattia, poi in ripresa, in ascesa, in salita. E la salita, si sa, fa fatica. Una vita in fatica ma intervallata spesso da momenti di euforia. Poco sesso, troppa droga e tanto rock'n'roll. Max si racconta senza risparmio, ammettendo i propri fallimenti, le frustrazioni, le umiliazioni, ma soprattutto l'equilibrio conquistato, la pace instabile di uno spirito in tempesta, quel Niente cui conferisce l'autorità della maiuscola, il riposo dalla vita nella vita. Parole come schegge affilate e taglienti che ci pongono al cospetto di un nichilista sagace e decadente, capace di trascinare il lettore nel suo intimo universo.