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Quinto Asconio Pediano è il più importante esegeta antico delle orazioni di Cicerone. Di lui ci rimane il commento, scritto in età neroniana, a cinque discorsi (due senatorii e tre giudiziari) dell'Arpinate: In Pisonem, Pro Scauro, Pro Milone, Pro Cornelio, In toga candida. Composto nella forma del commentario lemmatico, in un linguaggio semplice e scorrevole, l'apparato asconiano, qui per la prima volta tradotto in italiano, illustra le orazioni di Cicerone non tanto dal punto di vista linguistico quanto da quello storico-giuridico, gettando viva luce su alcuni momenti delicati e importanti della storia di Roma repubblicana e fornendoci numerose notizie non trasmesse da altre fonti. Da sottolineare, al riguardo, la grande affidabilità dell'autore, che non di rado fonda il suo commento sulla diretta consultazione di autorevoli documenti d'archivio (quali gli Acta Publica, ove era data notizia degli avvenimenti di interesse pubblico e dei fatti della vita politica della capitale) e su testi di cronaca contemporanea di difficile reperimento (come l'Expositio consiliorum suorum, il "diario segreto" scritto da Cicerone in difesa della sua azione politica).