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Frutta, fiori, crostacei, pesci e selvaggina, libri, strumenti musicali, teschi, perle, libri e altri oggetti di vario tipo tornano a prendere "vita" nel racconto delle curatrici, che accompagnano il lettore lungo tutto il volume, opera per opera, invitandolo a guardare con occhi contemporanei uno dei generi più antichi della pittura europea. Natura morta come metafora di vita, simbolo del tempo che fugge, monito alla fragilità della bellezza e all'inevitabilità della morte. Attraverso la schedatura di cinquanta capolavori provenienti dalle collezioni del prestigioso Kunsthistorisches Museum di Vienna e i saggi introduttivi, il volume ci induce ad abbandonare il giudizio "negativo" che ha accompagnato spesso questo genere pittorico, collocato dalle Accademie alla base di una piramide che metteva al vertice l'uomo. Un lavoro che ci permette di rileggere in chiave contemporanea composizioni che raggiunsero il loro culmine nei primi anni del XVII secolo, in vari contesti geografici. Il loro grande fascino si coglie nelle opere di artisti quali Francesco Bassano, Jan Anton van der Baren e Jan Brueghel, per citarne alcuni. Inoltre accostando al nucleo delle opere pittoriche alcune fotografie contemporanee di artisti come David LaChapelle, Martin Parr e Franco Vimercati, appare evidente come ancora oggi il nostro sguardo possa cogliere il passare del tempo attraverso la rappresentazione visiva di un impossibile equilibrio tra naturale e artificiale, a dimostrazione che questo genere sospeso tra tradizione pittorica e fotografia sia oggi più che mai vivo e capace di trasmettere emozione.