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Il biennio 146-145 a.C. costituisce uno spartiacque in genere non considerato della storia del mondo mediterraneo: in quegli anni Roma si impadronì di fatto di tutto il Mediterraneo, distruggendo Cartagine, sottomettendo la Grecia e riducendo Egitto e Siria a stati fantoccio alle sue dipendenze. L'espansione del potere di Roma si accompagnò a un grave regresso culturale, finora largamente ignorato, che viene qui illustrato nei suoi vari aspetti: il crollo della scienza, la fine delle ricerche filosofiche e linguistiche, la profonda trasformazione della tecnologia, che recise ogni legame con la scienza e la cultura scritta, e la drastica riduzione delle conoscenze geografiche. Il volume mostra come quel tracollo e l'oblio che lo ha avvolto abbiano fortemente condizionato tutta la successiva cultura occidentale fino a oggi.