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Negli anni dell'unificazione nazionale giunsero in Italia diverse missioni evangeliche internazionali spinte dal convincimento che il Risorgimento politico si sarebbe dovuto completare con un risveglio delle coscienze e di una fede cristiana finalmente liberata dai condizionamenti della Chiesa cattolica. In questo processo si distinsero i metodisti, la denominazione evangelica sorta in Inghilterra alla metà del Settecento a seguito della predicazione di John Wesley (1703-1791). Con altri evangelici, essi considerarono l'Italia una vera e propria "frontiera" dello scontro tra i valori della modernità espressi dal protestantesimo e la reazione culturale e religiosa che aveva il suo centro nella Chiesa di Roma. I saggi raccolti nel volume - frutto della collaborazione avviata nel 2011 tra il Centro di documentazione metodista e il Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo della Sapienza Università di Roma - analizzano la fitta rete di relazioni sociali, culturali e politiche sviluppate dai metodisti. Il contesto è quello dell'Italia liberale in cui, mentre da una parte si affermavano gli ideali di libertà religiosa e di coscienza, dall'altra resisteva l'egemonia politica, culturale e religiosa del cattolicesimo.