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Le pagine dei principali testi di storiografia artistica italiana ed europea, tra XVII e XVIII secolo, possono aprirci prospettive sorprendentemente stimolanti non solo sui grandi maestri del Cinquecento e sulla loro fortuna, ma anche sulle vie del mercato dell'arte in rapida espansione, sui canali di circolazione delle conoscenze, sul linguaggio in continua trasformazione, sui modi sempre mutevoli di concepire la geografia artistica e di interpretare gli avvicendamenti delle epoche della storia: dall'età antica al Medioevo, fino alle diverse rinascite, ai manierismi e, infine, alle rivoluzioni. Mentre la progressiva specializzazione degli interessi disciplinari, favorita dall'esperienza dei primi musei pubblici, provocò la rottura di quel "dialogo" tra la pittura e la scultura, che da sempre aveva contraddistinto le abitudini di fruizione e sollecitato i dibattiti sul "paragone" tra le due arti "sorelle", prese finalmente avvio in Italia, nel corso del Settecento, una moderna riflessione sulla tutela del patrimonio, nonché della memoria storica dei luoghi.