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La porosità e la parziale indeterminatezza del linguaggio costituiscono per il giurista una sfida: un problema ma anche un'opportunità. Il problema viene in parte risolto con il ricorso alle tradizioni ermeneutiche alle dottrine e ai loro dogmi che attribuiscono un significato canonico alle norme e consentono di stabilizzare il sistema. Tali rimedi tuttavia negli ordinamenti più evoluti non tolgono al diritto la necessaria flessibilità che consente d'adattare la norma al fatto sia pure in forme tipizzate e quindi necessariamente subottimali. Tra le interpretazioni canoniche e le esigenze pratiche si crea così un rapporto dialettico che tende a un ideale di razionalità senza mai raggiungerlo. Da qui l'emergere della ragionevolezza del discernimento e della prudenza come dimensioni del giuridico: un insieme di valori che si nutre delle esperienze di vita per tradurle in concrete regole di condotta. In definitiva l'opera si propone d'assecondare una svolta compiutamente empirista nello studio del diritto.