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Una realtà che ormai caratterizza la nostra quotidianità è quella dell'impiego crescente di tecnologie, se non addirittura di metodologie scientifiche, il cui irrompere nella quotidianità delle nostre città è giustificato dalla tanto declamata attitudine delle tecnologie stesse a costruire un ambiente ed un sistema di convivenza più sicuro, dove la "sicurezza" è qui intesa in senso ampio: è sicuro un ambito di vita dove l'ambiente è salvaguardato, i servizi urbani sono gestiti efficientemente, le scelte di consumo sono indirizzate secondo standard di qualità, le interazioni tra soggetti nel mercato funzionano secondo sistemi avanzati che rendono immediate le transazioni, i dati sanitari ed epidemiologici sono conosciuti e ben organizzati, e infine i comportamenti delle persone possono essere conosciuti se non addirittura controllati per arrivare fino all'ipotesi che siano anche prefigurati. Proprio questa ingegnerizzazione delle città, sospinta fino al cuore del sistema delle relazioni, apre a un'interrogazione - nel libro sviluppata - sulla qualità democratica di questa evoluzione che interpella e sfida la dimensione originariamente e costitutivamente politica della città, in quanto luogo di una convivenza rinnovata da una tessitura incessante e imprevedibile di relazioni concrete e personali.