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«Il Leonardo è l'unica cosa bella che io abbia mai scritto» così si esprime Freud nel febbraio 1919. Nel secolo che ci separa da questo giudizio freudiano, gli storici dell'arte hanno esercitato i loro sforzi critico-ermeneutici concentrandosi più sulla bellezza tematica dei dipinti esaminati che sul piacere estetico procurato dall'architettura concettuale, dalla struttura compositiva e dalla felicità narrativa mediante cui Freud espone le sue ipotesi. Neppure negli studi di stretta osservanza psicoanalitica la raffinata e poliedrica bellezza del volumetto su Leonardo ha mai ricevuto adeguato apprezzamento. Questa nuova edizione critica dello scritto, per la prima volta con il tedesco a fronte, aiuta a contestualizzare l'esplorazione freudiana della personalità di Leonardo.