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Se nasci a Talavera de la Reina, a sette anni sei alto un metro e settanta e le scarpe te le confeziona un maniscalco, avere come passione il calcio può sembrare una scelta infelice. Ma è la scelta di Brigitte Lampion (sì, i genitori volevano una femmina), un gigante buono, generoso e un po' rompiballe soprattutto a causa dell'abitudine impopolare di intonare canzoni arabe della durata media di centosette minuti. Dalla Spagna alla periferia di Parigi - dove la madre si trasferisce in cerca di un futuro migliore - e da lì all'Italia - dove lo guida l'entusiasta ma poco efficiente procuratore Braciola, grande dimenticatore di valigie sui binari - Lampion insegue il sogno di conquistare gli stadi del mondo indossando i colori di una squadra famosa. La sua avventura conosce alti e bassi: l'amore per una ballerina del Moulin Rouge che gli fa quasi mettere la testa a posto, una stagione di follie nei locali del cabaret milanese, un esordio nella Primavera dell'Inter ma a quarant'anni, il successo grazie al suo celebre tiro rasoterra. E quando arriva alla partita d'addio, di anni Lampion ne ha settanta. Un fenomeno in tutti i sensi, la cui storia Teo Teocoli ci racconta in una narrazione capace di stupire, di azione in azione, fino all'ultimo gol.