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Un uomo, chiuso in prigione e a pochi passi dalla fine. Una macchina da scrivere, recuperata in carcere per lui che a stento sa tenere in mano una penna. Una confessione che è anche l'unica terapia rimasta, uno sguardo lucido al Demone da cui tutto ha avuto origine, custode implacabile di un'infanzia che non ha conosciuto altro che violenza. Le parole cadono come gocce, sequenze che nessuna grammatica può controllare, mentre prende forma la storia di Duke, come una tragedia antica, in cui «sangue chiama sangue». Il male è una spirale mossa da improvvise accelerazioni che portano sempre più in profondità, nell'abisso dove non arriva nessuno psicologo, nessuna medicina, nessun «affido d'urgenza ». Una meccanica inesorabile che spegne pure quella luce che a tratti s'intravede, flebile. Clara. Billy. La logica del Demone colpisce più forte proprio quando Duke vorrebbe proteggere, guarire, sottrarre alla contaminazione e alla morte. Una meditazione acuminata e sconvolgente sul destino, sulla scelta e sulla giustizia: se è vero che quello che abbiamo ereditato non può essere sradicato e deve compiersi, come può un bambino cresciuto alla Collina dei Lupi trovare la strada per salvarsi? E a quale legge obbedirà chi avrà il compito ingrato di giudicare?