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Una dichiarazione d'amore all'esplorazione dell'universo. Un viaggio filosofico fino ai limiti della conoscenza umana. È innegabile che gli astrofisici abbiano accumulato un inestimabile patrimonio di informazioni, anche piuttosto precise. Come, per esempio, che il 26 per cento dell'universo è fatto di materia oscura, o che il buco nero al centro della galassia M87 pesa 3,5 miliardi di volte il Sole, oppure che l'universo ha 13,8 miliardi di anni. O, ancora, che esistono pianeti extrasolari che possono ospitare la vita. Ma come sono arrivati a queste conoscenze? In fondo, un'unica sonda, la Voyager 1, è riuscita a raggiungere le zone periferiche del nostro sistema solare. Per non parlare degli esperimenti di misurazione delle lontanissime nebulose a spirale. Quindi, tutte queste teorie sono pura speculazione? L'universo potrebbe essere completamente diverso da come ce lo hanno descritto? La filosofa e astrofisica Sibylle Anderl ci prende per mano e ci spiega con grande semplicità come sia possibile misurare il cosmo attraverso l'osservazione dei fenomeni e lo studio di modelli. Ci racconta l'affascinante missione dell'astronomo che, come un detective di lungo corso («metodo Sherlock Holmes», lo chiama Anderl), da un indizio infinitesimale come lo spettro luminoso o il movimento delle stelle, deduce di cosa sono fatti i pianeti e cosa c'è nella massa dei buchi neri.