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La presente opera, intitolata "La critica della ragion penale", esamina il pensiero di alcuni giuristi legati all'ideologia socialista che formerebbero una autonoma Scuola di pensiero volta ad inquadrare il Diritto penale nell'ambito della "questione sociale", particolarmente acuta sul finire dell'ottocento. Tale Scuola di cui in conclusione si nega l'esistenza perché non in grado di delineare un sistema compiuto ma esauritasi in una vice di protesta contro il predomino della classe borghese, si distinguerebbe anche dalla Scuola positiva di Diritto criminale. Nel corso del lavoro si esaminano gli scritti di Giovanni Scipione Bovio, Filippo Turati, Napoleone Colajanni, Carlo Manes, Pietro Ellero e tanti altri.