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L'autore passa in rassegna i grandi apporti della spiritualità dell'Induismo e del Buddismo: essi appaiono tali da poter integrare la spiritualità ebraico-cristiana approfondendone gli aspetti finora meno esplorati. Egli sottopone ad attenta analisi anche tutto quello che nella spiritualità dell'Induismo e del Buddismo inibiva una crescita piena, nella direzione di una religiosità devozionale tesa al Dio personale, vivente, creatore. Il libro dedica spazio allo yoga di Aurobindo, al Mahayana e allo Zen, nel tentativo di discernere quello che ciascuna tradizione può dare ad una spiritualità ecumenica.