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L'autore di questo libro ha avuto la fortuna di conoscere Pietro Ubaldi nel 1941, e da allora fino al 1952 - anno in cui Ubaldi si trasferì in Brasile ebbe con lui frequenti incontri e conversazioni, nei quali approfondì la conoscenza dell'autore e della sua opera più importante: "La Grande Sintesi". In questo saggio, pertanto, Pieracci si propone di presentare Pietro Ubaldi nella sua figura di uomo e di pensatore, nonché di esporre in maniera semplificata i concetti fondamentali della "Grande Sintesi". Egli, infatti, mette in evidenza la teoria ubaldiana secondo la quale esiste una sostanza di ordine cinetico (o "di movimento"), che crea, dirige, ordina, - sostiene e finalizza un universo, condensando prima una nebulosa, che diviene poi materia, energia e vita. Il libro tratta anche di un metodo d'indagine che si può definire parapsicologico, perché non più razionale, ma intuitivo, che con la reincarnazione e con l'Unità monistica riprende e sviluppa i temi classici della filosofia, in particolare di quella greca. Il "Monismo", come Ubaldi definì la sua idea del Cosmo, consiste quindi in una Unità di leggi e di forme, in una sostanza cinetica il cui movimento - rotatorio, ondulatorio o spiraloide - determina i tre aspetti di ciò che esiste nell'universo, cioè materia, energia e psichismo, o vita, dando così luogo alla genesi dell'universo stesso.