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A partire dal titolo, debitore a Le Corbusier, il volumetto nasce come un divertissement, pur tributando con grande serietà tutti gli onori alla cucina (l'ambiente, anzitutto, con il suo ruolo di cerniera nello spazio domestico e di crogiuolo di rapporti, ma anche le ricette e i ricettari, i mobili, i rituali, i misteri, i ricordi, gli odori, i sapori e mille altre suggestioni) e alla sua innegabile centralità nella nostra esistenza. Gli amici che mi hanno accompagnata, legati dal solo filo conduttore del soggetto proposto ma liberi di declinarlo come meglio hanno ritenuto, sulla base delle proprie esperienze ed emozioni, hanno contribuito a tessere una tela (una tovaglia?), in cui l'autonomia di ciascun racconto ha creato con tutti gli altri una dimensione corale, anzi conviviale.