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La sentenza 246/19 riporta l'attenzione sulla possibilità di manipolare gli effetti temporali delle sentenze di accoglimento. Lo studio, partendo dalla (scarna) normativa costituzionale, analizza il fenomeno delle le sentenze "manipolative del tempo" e i relativi principali orientamenti dottrinali, cercando poi di affrontare quello che è il vero problema di fondo: l'apparente eccessiva discrezionalità. Difatti vi è sostanziale concordia circa la possibilità che la Consulta non si disinteressi degli effetti delle proprie sentenze e che effettui interventi ablativi sempre più mirati e meno invasivi, ma si teme che tale possibilità conferisca un potere discrezionale dai confini non ben definiti.