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Quello veneziano di Terraferma era fin da principio, e lo sarebbe rimasto fino alla sua fine, uno Stato per associazioni provinciali. Sicché in ognuna delle sue province suddite erano state individuate e successivamente riconosciute le forze locali che le vicende storiche e i precedenti assestamenti avevano zona per zona fatto emergere come interlocutori obbligati e quindi privilegiati per il nuovo governo. Il Vicentino risultò così, tra tutti gli altri soggetti, il territorio di gran lunga più sottoposto direttamente al capoluogo urbano e alla sua nobiltà di governo. In maniera nettissima almeno per il primo secolo e mezzo di dominazione veneziana. Solo dalla metà del XVI secolo, nel contesto di un maggior interesse della Serenissima per il suo dominio di terraferma e per le sue capacità contributive, questo controllo della città sul proprio contado cominciò a subire qualche ridimensionamento. Soprattutto per la necessità statale di ricercare appunto nel distretto altri interlocutori locali in grado di fungere meglio di quelli tradizionali da supporto per le proprie accresciute esigenze. Nel panorama istituzionale e politico della provincia, tra le scontate proteste cittadine, comparve quindi un nuovo ente rappresentativo distrettuale. Benché la gran parte della popolazione comitatina, rimasta tutt'altro che svincolata dal controllo anche normativo dell'aristocrazia cittadina, non fosse tuttavia destinata a ricavarne particolari miglioramenti complessivi.