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Il saggio ha come oggetto il rapporto tra Carlo Michelstaedter e la Cabala, ricostruito alla luce della mediazione svolta dalla filosofia di Spinoza, uno dei principali riferimenti dell'autore goriziano, nell'imporsi della mistica ebraica come fonte della filosofia del linguaggio e del paradigma letterario michelstaedteriani. L'indagine parte da un passaggio di una lettera del 1907, in cui Michelstaedter dichiara l'esigenza di approfondire la Cabala. Nelle stesse frasi, egli cita Spinoza, introducendo pure un richiamo a Nietzsche, il cui accenno a una natura "fredda", intellettualistica, della "ragione ebraica" è impiegata da Michelstaedter per tematizzare sinteticamente la vicinanza tra misticismo ebraico ermetico e il pensiero del marrano olandese. Il testo quindi sviluppa gli elementi espliciti e impliciti contenuti in tali righe, mettendoli poi in relazione con le tesi sul linguaggio presenti nell'opera successiva del goriziano. Il saggio rappresenta in assoluto il primo tentativo di analisi nel dettaglio della relazione esistente tra Michelstaedter e la Cabala ebraica, così come di quella con Spinoza. Sempre richiamati ma mai approfonditi, questi rapporti esistono, e hanno una specifica concettualizzazione del rapporto tra linguaggio e immanenza, cioè tra lingua e storia, il loro movente e il loro contenuto.