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Scrive Alessandro Volponi nel saggio introduttivo a La Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico di Charles Darwin: «Per ragioni storiche, l'intera questione del ruolo dell'ereditarietà morbida in Darwin è caduta nel dimenticatoio [...]», tuttavia «negli ultimi decenni la letteratura straniera sull'argomento è cresciuta, mentre in Italia, salvo sporadici riferimenti si segnala un solo riferimento significativo: un saggio di Pietro Omodeo del 1960». Il saggio di Ianniciello ha inteso colmare quel vuoto, operando un'attenta disamina dell'argomento, partendo dal ruolo che Darwin assegna ai principi lamarckiani nella sua teoria dell'evoluzione per selezione naturale, dunque degli effetti dell'uso e del disuso e dell'influenza dell'ambiente nel produrre modificazioni ereditabili negli esseri viventi - parliamo del debito di Darwin nei confronti di Lamarck che fu notevole - e fornendo una rigorosa rassegna - che mancava nella letteratura scientifica di settore - dei maggiori studiosi darwiniani (non solo nostrani) in merito alla suddetta questione: rivelando posizioni che talvolta collimano, in altri casi sono dissimili e contrastanti e contrassegnate in taluni casi da incongruenze e opacità.