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Il saggio analizza le figure femminili di alcuni romanzi italiani appartenenti alla corrente del Neorealismo e cerca di rispondere alla domanda se questi personaggi appartengano alla categoria delle eroine, delle anti eroine, delle eroine del sottosuolo o delle eroine del quotidiano. Un esempio è dato proprio dalla figura di Agnese ne L'Agnese va a morire di Renata Viganò: da umile lavandaia, il personaggio diventa un simbolo complesso e semplice nello stesso tempo, un mito che lotta per far trionfare gli ideali di libertà, giustizia e democrazia. Alla figura di Agnese possiamo accostare quella delle donne in Lettere di condannati a morte o quella delle madri in Se questo è un uomo o di Ersilia in Metello. Ma ci sono figure femminili costrette dalla guerra a percorrere strade diverse rispetto alle precedenti, "donne del sottosuolo" che per sopravvivere fanno il mestiere più antico del mondo. Nella produzione neorealista le figure maschili e femminili danzano come su un grande palco e assumono connotazioni che, al di là degli schemi letterari, ci conducono in una realtà tremenda e sublime insieme. Il sacrificio di sé per la libertà, l'essere usciti vivi dai campi di sterminio diventa il leitmotiv di quasi tutta la produzione letteraria neorealista che, mediante la cosiddetta "poetica dell'impegno", non è solo racconto, ma anche denuncia e monito per le generazioni che verranno affinché simili orrori non si ripetano in futuro.