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Il Contratto per il Governo del cambiamento, almeno giuridicamente inteso, pur volendo rappresentare una svolta sul piano del metodo di accordo tra forze politiche contrapposte, di fatto ne diventa l'arma di condizionamento più violento. Quale peso giuridico avrebbe, quindi, tale contratto? Da quale lato pende l'ago della bilancia all'interno del potere esecutivo? Con il Contratto di Governo quale ingerenza si genera nei confronti del Parlamento in termini di insindacabilità, indipendenza e di autonomia politico-normativa? Questioni a cui dare risposta non è compito facile. Ne risulta la necessità di analizzare come gli statuti di Lega, Movimento 5 Stelle e Associazione Rousseau, rispetto alle dinamiche istituzionali costituzionalmente determinate, condizionino di fatto l'evoluzione (non facilmente decifrabile) del principio di separazione dei poteri; analisi che porta l'autore a illustrare scenari giuridici alquanto inediti e forse rimasti oscuri finora.