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Il saggio risponde al motivo per cui Dante non abbia mai denunciato apertamente il proprio maestro - il senese Cecco Angiolieri - dopo aver scoperto in lui un pluripeccatore e un falsario. Se l'avesse fatto, oggi non si avrebbe l'irrisolta questione omerica, né una letteratura umanistica nata all'improvviso dalle tenebre dei secoli bui, senza contare l'interpretazione secolare errata della Commedia. A Firenze, inoltre, si è dato un rilievo incauto al Dante minore, presunto autore di opere splendide a lui estranee, ma valide per accrescere la sua gloria oltre a quella della città.