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Negli ultimi decenni del secolo scorso abbiamo assistito alla nascita di due correnti che, pur connesse in radice, per diverso tempo hanno fatto fatica a incontrarsi: la cosiddetta "morale rinnovata", frutto delle indicazioni conciliari che richiedevano alla teologia morale una maggiore aderenza alla Scrittura e alla dimensione teologico-cristologica, e la "bioetica", frutto del vertiginoso evolversi delle conoscenze e delle possibilità di intervento sulla vita. Il periodo adolescenziale delle due nuove nate è stato turbolento, al punto di ignorarsi spesso reciprocamente, se non addirittura delegittimarsi a vicenda: la fede non ha nulla da dire di più, sulla vita dell'uomo, di quanto non dica già la ragione in se stessa; la scienza e la tecnica sono comunque sospette e pregiudizialmente dannose per l'uomo in quanto tale. Il volume - che raccoglie il frutto di numerosi anni dedicati all'insegnamento, all'incontro con persone in situazioni di fragilità, al confronto a livello istituzionale e "feriale" con i vari temi della bioetica - nasce nell'ambito della morale teologica filiale e offre alcuni spunti per mostrare l'estrema rilevanza del dato teologico per la comprensione e l'indirizzo delle questioni bioetiche.