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A Mileto, tra il VII e il VI secolo a.C., in un contesto culturalmente molto competitivo, in cui operavano varie tipologie di sapienti (poeti, saggi, indovini, guaritori), si affermò una peculiare forma di razionalità, che combinava curiosità intellettuale e attitudine alla discussione, interesse per l'osservazione e immaginazione speculativa, attenzione per lo studio di fenomeni particolari e aspirazione a inquadrarli in una cornice esplicativa; si può forse aggiungere - almeno nel caso di Anassimandro e Anassimene - anche la sperimentazione di una forma di comunicazione originale. Aristotele riconobbe alcuni di questi caratteri nel contributo di Talete, distinguendolo dalla più antica sapienza poetica, e nell'eredità intellettuale delle più ambiziose proposte cosmologiche di Anassimandro e Anassimene.