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Il volume indaga il rapporto tra il valore romano della fides arcaica e la tutela degli impuberi, dalla primigenia relazione, alle ipotesi in cui il legame viene scisso da comportamenti fraudolenti posti in essere dal tutore. Laddove la fraus coinvolga il rapporto con il pupillo le fonti parlano di un crimen di età decemvirale, poi perseguito con un'accusatio suspecti tutoris; in età più recente, la condotta dolosa nei riguardi dei terzi - quella del falsus tutor - è al centro di molteplici previsioni edittali. Le letture giurisprudenziali di entrambe le fattispecie ne ampliano l'applicabilità sino a ricomprendere anche le ipotesi di colpa, in un processo di costruzione della figura del tutor che al requisito della fedeltà affianca quello della diligentia, criterio di valutazione di un ruolo che si avvia a divenire, in età severiana, un vero munus.