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L'etimo della bellezza ha da sempre una connotazione filosofica, rappresentando un leitmotiv nell'indagine sulla portata veritativa connessa alla percezione della forma. La bellezza si dice in molti modi e vale per essa ciò che Aristotele disse a proposito dell'essere. E se è condizione per cui l'essere si manifesta come donazione di senso, la bellezza ha, necessariamente, diverse declinazioni sinfoniche. Oggi la categoria della bellezza torna a costituire una fonte d'interrogazione esistenziale e civile, assumendo toni escatologici o comunque legati a un totalmente altro che produce spaesamento eppure orienta nella vita civile. Da questa profonda interrogazione nasce l'intreccio tra estetica ed etica di cui la bellezza è fondazione trascendentale, cosicché l'indagine si addentra nella compagine della polis, mostrando come ci sia ancora spazio per una teoria estetica che lungi dall'essere evasione, è testimonianza e profezia dell'umano ancora da dirimere. Grammatiche della bellezza ridiscute l'idea di razionalità estetica, imprescindibile per poter riprendere le fila di un'indagine filosofica aperta alle sollecitazioni storiche e capace di alimentare feconde fusioni di orizzonti.