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Nell'opera sono delineati due modelli cavallereschi dell'età medievale, uno del tutto immaginario (il cavaliere del romanzo in langue d'oc "Jaufre"), l'altro fondato su un personaggio reale, Guillaume le Maréchal, nobile signore inglese, insignito di alte cariche politiche presso le corti di Enrico II e di Riccardo Cuor di Leone. Attraverso le due figure si modula un'immagine del cavaliere medievale in una doppia accezione, reale e fantastica, che in entrambi i casi, e in modo complementare (per quanto da punti di osservazione differenti), offre una figurazione ideale dello "chevalier" come difensore e sostenitore della società feudale nel momento del suo più intenso splendore, tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, prima che, lentamente, la parabola del mondo cavalleresco iniziasse una sua, pur lenta, decadenza. Per l'uno e per l'altro, le rispettive testualizzazioni letterarie delineano due ritratti di grande efficacia rappresentativa e di pari, elevata, empatia.