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Il volume ricostruisce in chiave critica il controverso istituto della cittadinanza europea, nato in virtù dell'entrata in vigore del Trattato di Maastricht, anche per le sue implicazioni con la delicata tematica dei diritti umani. In particolare, al termine di un rapido excursus di carattere storico, viene preso in considerazione quanto sancito al riguardo dalla normativa primaria di Bruxelles, per poi analizzare alcune tra le pronunce maggiormente significative emesse al riguardo dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Si giunge infine alla conclusione, in forza della quale il riconoscimento dello status di cittadino europeo, da cui discendono solo diritti e non doveri, sarebbe da intendersi come un privilegio esclusivo per chi appartiene a uno Stato membro, operando così una discriminazione nei confronti di chi proviene da un Paese terzo e contribuendo ad alimentare i dubbi sulla reale natura delle politiche europee in materia di rapporti con l'esterno.