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"Astarte", pubblicato nel 1931, è il primo romanzo di Karin Boye (1900-1941), la scrittrice svedese più importante della prima metà del Novecento insieme alla più anziana Selma Lagerlöf. Atipico nella sua costruzione e ricco di lunghe digressioni che spaziano dalla sociologia al costume, il libro si presenta come una serie di quadri realistici della società svedese, e segnatamente di Stoccolma, in un momento particolare della sua storia, quando il Paese, tra le due guerre, stava adagiandosi sempre più nel benessere economico, senza però avere ancora risolto le aspirazioni e le frustrazioni di alcuni gruppi della sua società e in particolare dei giovani, indecisi tra la ricerca del successo nel mondo degli affari e le tentazioni dell'attività artistica. Il romanzo, considerato dalla critica del suo Paese un capolavoro per lo stile e una provocazione per il contenuto, riflette anche un momento decisivo nella vita della scrittrice, allora in procinto di sciogliere il suo breve matrimonio e di recarsi a Berlino per sottoporsi a un trattamento psicoanalitico, nella speranza di trovare una risposta alle crescenti inquietudini che la tormentavano e che l'avrebbero condotta al suicidio.