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Da Fenestrelle a Guantánamo, il campo rappresenta la più alta forma di ingegneria sociale per rimodellare un ordine sociopolitico. Il saggio spiega, anche attraverso testimonianze inedite, che i campi non sono buchi neri nella storia dell'umanità, non sono un equivoco irrazionale, ma il risultato di atti consapevoli e di utilità programmata; non costituiscono neppure una prerogativa di regimi politici non democratici, manifestandosi in tempi, luoghi e contesti politici molto diversi. I campi sono il simbolo dell'eccedenza e dell'esclusione politica. Sono il paradigma biopolitico della modernità. Sono politica oscena, che cerca il trionfo anche nella carne e nel sangue. I campi sono il luogo dove tutto è davvero possibile.