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Ne stiamo sempre più prendendo coscienza in maniera evidente: lo Spirito Santo soffia dove vuole. Lo Spirito non si lascia nemmeno «chiudere» dentro il movimento trinitario (pericoresi). Infatti, solo nello Spirito Santo è possibile scrutare le profondità di Dio (1Cor 2,10) e quelle dell'uomo. Sin dalla creazione intera riceviamo «il soffio» (rùah) di Dio. Non cessa mai. Anzi, viene rinnovato di continuo, in una pentecoste permanente. Egli è dono e amore e vita. Dono prima ancora di essere chiesto o invocato. E se lo invochiamo è perché è già concepito in noi. «Soffia dove vuole» (Gv 3, 8). Perché un nuovo fascicolo (cf. il precedente n. 39 del 1987) di «CredereOggi» sullo Spirito Santo? Perché dopo cinquant'anni (cf. il Vaticano II) di maggior attenzione e fiducia nello Spirito Santo che guida la storia, abbiamo largamente superato l'oblio che gravava sulla sua persona e sulla sua azione, pervenendo a quell'incipiente teologia che dà forma, ancorché inespressa, a quel rinnovamento della Chiesa che oggi sta sotto gli occhi di tutti. Abbiamo bisogno di comprendere e trovare fiducia. Oltre a una doverosa puntualizzazione dell'attuale stato della riflessione teologica in merito (cf. sviluppo della pneumatologia, riferimento ecclesiologico e il taglio ecumenico) e di alcuni gangli vitali particolarmente caratterizzati dalla vitalità dello Spirito Santo (cf. l'esperienza dello Spirito nella teologia spirituale; il vissuto di fede), non si può tralasciare di approfondire la forte, variegata e non sempre ben vagliata sete di spiritualità che innerva l'esperienza odierna sia del credente sia del non credente.