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Il lavoro di ricerca, incorniciato nell'ambito della letteratura nazionale e internazionale di corporate governance sui gruppi piramidali, indaga il tema del rischio di appropriazione delle esternalità positive che il soggetto economico di gruppo potrebbe perseguire per effetto dello sfruttamento dei benefici privati derivanti dalla posizione di controllo. Il tema è particolarmente rilevante, considerata la ampia diffusione geografica delle architetture piramidali, tanto in Italia quanto nel resto dei Paesi europei, e considerati i numerosi scandali finanziari dell'ultimo ventennio che hanno profondamente sconvolto i mercati finanziari e le relative economie. Tra le diverse esperienze fallimentari si è scelto di analizzare un caso americano (Enron) e un caso europeo (Parmalat), al fine di mettere a confronto le criticità riconducibili al modello del capitalismo manageriale con quelle imputabili al capitalismo padronale e familiare. In chiusura del lavoro, tenendo conto dei principali insegnamenti desumibili dalle esperienze fallimentari dei due casi esaminati, si propone un modello teorico esplicativo delle relazioni esistenti tra le strutture piramidali ed i fattori di rischio di espropriazione delle esternalità positive. Il modello illustra che i gruppi piramidali non dovrebbero essere considerati, a priori, una minaccia per il mercato, per gli investitori e per la applicazione delle corrette pratiche di governance. Le strutture piramidali possono, invece, diventare pericolose per il sistema economico quando associate a specifici fattori di rischio legati al contesto istituzionale esterno all'impresa, oppure ai meccanismi interni di governance. Il modello, oltre a rappresentare una sintesi delle suindicate relazioni, si propone anche di offrire una serie di contributi per la teoria e implicazioni per la pratica.