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Albrecht Dürer, al culmine della carriera, è inquieto. La pioggia cade su Norimberga, la vita cittadina lo annoia, il lavoro ristagna, si avvertono i segnali di grandi cambiamenti: Martin Lutero sta dividendo l'Europa e l'elezione di Carlo V al vertice del Sacro Romano Impero fa discutere corti e taverne. Dürer decide di partire, per un lungo viaggio che gli permetta di incontrare città e committenti e riaprire le ali dell'ispirazione: poco più di un anno, tra l'estate del 1520 e quella del 1521, meta Anversa, che sta emergendo come nuovo centro dei commerci e dell'economia. L'artista non sa, ma forse sospetta, che sarà l'ultima avventura della sua vita. Stefano Zuffi ripercorre questa avventura come in un romanzo, partendo dal diario in cui Dürer ha annotato con puntiglio tappe e imbarchi, spese per i pasti e somme perse al gioco, ricevimenti e appuntamenti, opere regalate, scambiate o vendute. La storia rivive così nella voce di un protagonista, che assiste all'incoronazione di Carlo V assieme a Mathis Grünewald, piange la morte precoce di Raffaello, incontra Erasmo da Rotterdam e Margherita d'Austria, si meraviglia di fronte ai tesori aztechi portati dai bastimenti spagnoli, va alla ricerca di un presunto mostro marino arenato sulla spiaggia, scampa a un naufragio. E al tramonto della sua esistenza ritrova il piacere di vivere in un mondo che, filtrato dall'acutezza del suo genio, si rivela - tra guerre di religione e intrighi politici... - sorprendentemente simile al nostro.