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L'assoluzione di Silvio Berlusconi al processo d'appello sul Ruby-gate non chiude ma riapre il problema del giudizio politico sul suo "regime del godimento" e sui segni che esso lascia nell'immaginario collettivo, nel discorso pubblico, nell'esercizio della leadership. Contro la riduzione ricorrente del cosiddetto sexgate a fatto di colore o episodio criminale, questo libro lo considera il momento rivelatore del trucco costitutivo del berlusconismo e l'evento decisivo del suo tramonto. Facendo la spola fra cronaca e filosofia e smarcandosi dagli schieramenti politici e culturali mainstream, l'autrice rilancia alcuni nodi del dibattito attorno agli "scandali sessuali" troppo rapidamente archiviati, ma tuttora sul campo: la concezione della libertà in tempi di governamentalità neoliberale; il rapporto fra privato e pubblico e fra penale, morale e politica alla fine del paradigma politico moderno; le trasformazioni del rapporto fra i sessi e della scommessa femminista in una società post-patriarcale; le variazioni del populismo in una sfera pubblica mediatizzata; la crisi della sovranità in epoca di "evaporazione del padre". Dalle macerie del carnevale berlusconiano emerge così una chiave per capire il repentino passaggio alla quaresima dell'austerity e il sorprendente trasferimento del consenso passivo dall'ex premier ai successivi esperimenti di governo.