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Un Patto sociale tra produttori appare una chimera. Invocato da molti, per frenare il declino ventennale dell'economia italiana, trova nella politica nazionale e nei fautori dell'"austerità espansiva" in Europa i principali "sabotatori". Gli economisti avanzano varie proposte, le parti sociali sembrano almeno in parte disponibili al confronto, ma gli scenari possibili non sembrano prospettare soluzioni praticabili. Nel frattempo la quota del reddito da lavoro continua a diminuire: dal 1990 il lavoro ha perso circa 10 punti percentuali, la crescita della produttività è rallentata da metà anni '90 e si è arrestata dal 2000, il gap tra produttività e salario reale è cresciuto; negli anni dell'euro ha prevalso la stazionarietà per salari e produttività, mentre è cresciuta l'occupazione precaria e mal retribuita. Ancora purtroppo si intende proseguire lungo una politica di flessibilità del mercato del lavoro. Occorre invece un cambiamento, in Italia e in Europa, ed investire su lavoro stabile, retribuzioni e innovazione, tecnologica ed organizzativa, i principali fattori che possono far ripartire la crescita. Prefazione di Mimmo Carrieri.